Quanti condomini devono essere molestati per poter parlare del reato di disturbo alla quiete pubblica?
I rumori molesti sono tutti quelli che superano la “normale tollerabilità”, quelli cioè che, nonostante le barriere acustiche costituite da muri e finestre, entrano nelle case altrui, pregiudicando la serenità quotidiana. Non tutti i rumori molesti però costituiscono reato, ma solo quelli che disturbano un numero indeterminato di persone. Dunque, non è l’entità del rumore a far scattare la soglia penale, ma il numero di vittime.
Questi principi generali, calati nel pratico, possono dare luogo a una serie di incertezze. Di qui, il frequente dubbio: in caso di rumori in condominio, si può denunciare? Quanti devono essere i condomini disturbati dagli schiamazzi per poter chiamare la polizia o i carabinieri?
Il quesito trova una risposta indiretta in una recente ordinanza della Cassazione. La Corte ha riposto a una serie di interessanti domande, non in ultimo a quella per cui ci si chiede se il responsabile dei continui rumori in condominio può essere assolto per «particolare tenuità del fatto».
Cerchiamo allora di fare il punto della situazione partendo proprio dal quesito principale: «Si possono denunciare i rumori in condominio?».
Rumori in condominio: quando è reato
Per poter denunciare i rumori in condominio è necessario che gli stessi facciano scattare il reato di disturbo alla quiete pubblica (o, meglio detto, «reato di disturbo al riposo e alle attività delle persone»). Affinché ciò avvenga, si tiene conto delle persone che, anche solo potenzialmente, possono essere raggiunte dal rumore: se si tratta soltanto dei proprietari degli appartamenti confinanti con quello del responsabile, non c’è reato; se viceversa l’intero edificio o il circondario dovesse subire le molestie in commento, si avrebbe l’illecito penale.
Nella prima ipotesi (assenza di reato), qualora il rumore dovesse comunque considerarsi intollerabile, si rientrerebbe nel semplice illecito civile che potrebbe, tutt’al più, giustificare un ricorso al giudice affinché emetta un ordine di cessazione della condotta molesta e condanni il responsabile al risarcimento degli eventuali danni.
Nella seconda ipotesi (reato), è possibile denunciare l’episodio ai carabinieri, alla polizia o alla Procura della Repubblica.
Quando un rumore si considera intollerabile?
Da quanto appena detto, si comprende che, per poter parlare tanto di reato quanto di semplice illecito civile, è necessario che il rumore sia intollerabile. Ma quand’è che può dirsi superata tale soglia? Un criterio empirico usato dalle aule dei tribunali è quello dei “3 decibel”: se il rumore prodotto dal vicino supera di oltre 3 decibel il rumore di fondo proveniente dalla strada e dall’ambiente circostante, il rumore si considera intollerabile. A quel punto, per stabilire se c’è o meno il reato, bisogna considerare il numero di persone potenzialmente raggiunte dagli schiamazzi.
Il criterio dei decibel, però, non trova enunciazione in alcuna norma: è solo un parametro che alcuni giudici seguono per ancorarsi a un dato certo. L’articolo 844 del Codice civile attribuisce al magistrato la libertà di determinare quando un rumore è intollerabile o meno, cosa che farà tenendo conto di alcuni parametri come il luogo ove è stato prodotto il rumore (negli ambienti cittadini, caratterizzati da maggior rumore di fondo, è più alta la soglia della tolleranza rispetto a un luogo residenziale), l’orario in cui il rumore è stato prodotto (di notte è più facile che un rumore sia intollerabile), la persistenza del rumore, la necessità del rumore (si pensi ai rumori di una ditta di ristrutturazione).
Quanti condomini devono sentire il rumore affinché scatti il reato?
Abbiamo detto che il reato di disturbo della quiete pubblica scatta solo quando il rumore può essere, anche solo potenzialmente, avvertito da un numero indeterminato di persone. È chiaro quindi che il rumore delle scarpe sul pavimento, che molesta il vicino del piano di sotto, non può considerarsi reato e, quindi, non consente di chiamare la polizia. Di solito, vale lo stesso anche per chi parla ad alta voce o tiene la tv a volume elevato, trattandosi di rumori percepibili solo da chi abita a stretto contatto con il responsabile.
Nella sentenza in commento, però, la Cassazione ha dato una lettura molto ampia della norma del Codice penale, ritenendo che bastano anche solo 3 condomini che sentano il rumore per far scattare il reato.
Si rientra dunque nel penale anche se il disturbo è circoscritto ad alcuni condomini.
La Cassazione afferma che per ravvisare il reato non sono necessarie né la vastità dell’area interessata, né il disturbo ad un numero rilevante di persone, poiché è sufficiente che i rumori siano idonei a disturbare un gruppo indeterminato di persone, anche se raccolte in un ambito ristretto, come in un condominio.
Tale situazione si è verificata nel caso trattato poiché nel ricorso si riferisce che le molestie erano percepite da tre condòmini che occupavano l’intera palazzina condominiale.
L’ordinanza segue la giurisprudenza della Cassazione che ravvisa il reato quando è commesso in danno di condòmini, riuniti all’interno del condominio, oppure quando la produzione dei rumori arrechi disturbo o turbi la quiete e le occupazioni di una consistente parte degli occupanti l’edificio condominiale.
Rumori in condominio: assoluzione per particolare tenuità del fatto
Secondo la Cassazione, non può essere riconosciuta l’assoluzione per particolare tenuità del fatto se il comportamento molesto è reiterato e ripetuto nel tempo.