Quando i creditori possono impugnare la rinuncia all’eredità

Se il debitore rinuncia all’eredità solo per evitare un pignoramento il creditore può esercitare l’azione revocatoria.

Ti sei mai chiesto se e quando i creditori possono impugnare la rinuncia all’eredità? È una domanda tutt’altro che banale. Difatti, chi ha debiti rilevanti ha di solito una certa riluttanza ad accettare un’eredità, specie se si tratta di beni di famiglia. E questo perché, una volta completata la successione ed entrati tali beni nel patrimonio dell’erede, i creditori di quest’ultimo possono ben pignorarli. Ecco perché, a volte, si opta per la rinuncia all’eredità, almeno fin quando i debiti non cadono in prescrizione o fin quando i creditori non “mollano l’osso”. Ma questa soluzione – indipendentemente dal fatto che nasconda una simulazione (come nel caso di colui che, pur rinunciando all’eredità, utilizza i beni del defunto come se fossero propri, grazie a un accordo “sottobanco” con gli altri eredi) – non sempre sortisce gli effetti sperati. E in questo articolo spiegheremo perché. Difatti, come diremo a breve, i creditori possono impugnare la rinuncia l’eredità. Ma procediamo con ordine.

Che significa che i creditori impugnano la rinuncia all’eredità?

La rinuncia all’eredità di un potenziale erede potrebbe danneggiare i creditori di quest’ultimo per via dell’insufficienza del suo patrimonio personale di quest’ultimo a soddisfare eventuali azioni esecutive (visto che i creditori potrebbero soddisfarsi proprio sull’eredità attraverso il pignoramento). In tal caso, i creditori del rinunciante possono rivolgersi al tribunale e, con una regolare causa, possono farsi autorizzare dal giudice ad accettare l’eredità in nome e luogo del rinunciante, al solo scopo di soddisfarsi sui beni ereditari.

Quando i creditori possono impugnare la rinuncia all’eredità?

I creditori hanno un periodo di 5 anni dalla rinuncia per impugnare la stessa. Questa situazione può verificarsi quando il patrimonio del debitore è insufficiente a coprire il debito stesso. Il presupposto fondamentale è quindi l’insufficienza patrimoniale del debitore. Difatti semmai il debitore dovesse avere altri beni personali utilmente pignorabili, la sua rinuncia all’eredità non potrebbe giammai essere contestata.

I creditori diventano eredi se impugnano la rinuncia?

No, i creditori non diventano eredi. Erede resta chi è stato chiamato in subordine e che ha accettato l’eredità al posto del rinunciante. Tuttavia, i creditori possono accettare l’eredità al solo scopo di pignorare i beni ereditari. Beni che verosimilmente, nel frattempo, sono passati ad altri eredi (coloro cioè che la legge o il testamento designa in sostituzione del rinunciante).

Gli eredi che hanno accettato al posto del rinunciante possono evitare il pignoramento da parte dei creditori del rinunciante rilasciando i beni ereditari. In alternativa, se vogliono tutelare il patrimonio di famiglia, possono offrire al creditore un equivalente di quanto questi avrebbe potuto ricavare dalla vendita di detti beni.

A chi va notificata l’impugnazione della rinuncia all’eredità?

L’impugnazione deve essere trascritta nei confronti di chi ha accettato l’eredità, che deve essere necessariamente convenuto in giudizio insieme al rinunciante.

Che cosa succede in caso di accettazione dell’impugnazione?

Se la domanda di impugnazione viene accolta, i creditori possono soddisfarsi sui beni ereditari, fino a concorrenza dei propri i crediti vantati.

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