Il ragazzo che ha completato gli studi, ha diritto al mantenimento se dimostra di non riuscire a trovare un lavoro per cause indipendenti dalla sua volontà.

Ti sei separato da tua moglie dopo 20 anni di matrimonio. Una vita passata insieme, distrutta in pochi minuti con una sentenza del giudice. Ormai, te ne sei fatto una ragione, al punto che hai una nuova compagna con la quale hai iniziato una nuova storia d’amore. Tuttavia, tua moglie continua a chiederti dei soldi per vostro figlio. Hai sempre pensato che una volta maggiorenne e terminati gli studi le cose sarebbero cambiate, ma lui non ha ancora trovato un lavoro e chissà quando succederà. Come comportarsi in questi casi? In questo articolo faremo il punto della situazione sul figlio laureato: fino a quando va mantenuto? Secondo la legge, ciascun genitore ha l’obbligo di mantenere il figlio qualora non abbia ancora raggiunto l’indipendenza economica.

Tuttavia, tale obbligo non può sussistere per sempre, altrimenti ognuno vivrebbe sulle spalle di mamma e papà senza mai ricercare un impiego. Per tale ragione, la giurisprudenza ha chiarito di recente che il ragazzo, in attesa di un lavoro che soddisfi le sue aspirazioni, deve attivarsi per trovare comunque un’occupazione stabile che gli consenta di mantenersi autonomamente.

Ne consegue che il maggiorenne può richiedere il mantenimento qualora provi la mancanza di indipendenza economica e di non aver trovato un’attività lavorativa nonostante l’impegno nella ricerca e nella preparazione professionale. Ma procediamo con ordine e cerchiamo di capire qualcosa di più sull’argomento.


Come ti ho già anticipato in premessa, i genitori, anche se separati o divorziati, sono tenuti a mantenere i figli in base alle proprie sostanze ed alla capacità di lavoro professionale o casalingo. Si tratta di un obbligo che sussiste nei confronti di tutti i figli, indipendentemente dal fatto che siano nati da una coppia convivente o sposata.

In caso di separazione o divorzio, qualora i genitori non riescano ad accordarsi sul mantenimento dei figli, toccherà al giudice stabilire chi è tenuto a corrispondere all’altro un assegno di mantenimento che vada a coprire tutte le spese ordinarie (dai libri scolastici al biglietto del tram). Per calcolare tale somma, il giudice dovrà valutare in particolare:

le esigenze educative attuali del figlio e il tenore di vita goduto durante la convivenza con i genitori;
i redditi del padre e della madre;
il tempo che il ragazzo passa con ciascun genitore.
Figlio laureato: fino a quando va mantenuto?
L’obbligo di mantenimento sussiste anche nei confronti del figlio maggiorenne non ancora indipendente economicamente. Fino a poco tempo fa, l’orientamento giurisprudenziale prevalente era che il genitore continuasse a mantenere il ragazzo fino a quando non avesse percepito un reddito corrispondente alla professionalità acquisita e non avesse trovato un’occupazione rispondente alle competenze tecniche e professionali raggiunte.

Tuttavia, la mancanza del posto di lavoro cui aspira un figlio non giustifica di per sé l’obbligo al suo mantenimento da parte dei genitori. La Corte di Cassazione, infatti, ha rilevato che le mutate condizioni sociali impongono ai ragazzi ormai maggiorenni di attivarsi nella ricerca di un impiego che li renda autonomi dal punto di vista economico in attesa del lavoro che desiderano. Ti faccio un esempio.

Giulia ha studiato tutta la vita per diventare un’insegnante di lettere. Dopo la laurea conseguita con 110 e lode, non riesce ad essere assunta da nessuna parte.

Ebbene, in attesa che Giulia vinca il concorso per insegnanti, deve trovare un lavoro che le permetta di mantenersi da sola.

In ogni caso, la giurisprudenza ritiene che varcata la soglia dei 30-35 anni, una persona abbia la capacità di mantenersi da solo, a meno che dimostri di non aver trovato un’occupazione per cause indipendenti dalla propria volontà. In altre parole, il figlio laureato di 32 anni che chiede ai genitori di essere mantenuto deve provare, da un lato, la mancanza di indipendenza economica e, dall’altro lato, di essersi impegnato sia nello studio che nella ricerca di un lavoro.

In sintesi, il ragazzo maggiorenne deve ricercare l’autosufficienza economica, secondo un principio di autoresponsabilità.

Mantenimento figli: quando non è dovuto?
A questo punto, ti è chiaro che il mantenimento a favore del figlio non può sussistere ad oltranza. Ti faccio un esempio.

Tizio e Caia si sono separati. All’udienza, il giudice ha posto a carico del figlio Mevio, ormai maggiorenne, l’obbligo di corrispondergli un assegno mensile di 400 euro. Il ragazzo, però, lavora come chef in un ristorante e percepisce uno stipendio di tutto rispetto.

In casi del genere, Tizio deve rivolgersi al giudice per chiedere di accertare l’autosufficienza economica del figlio Mevio: in altri termini, deve dimostrare che il ragazzo lavora e percepisce uno stipendio che gli permette di mantenersi da solo. Se poi Mevio decide di dimettersi, quindi di abbandonare il posto di lavoro, potrà pretendere dal genitore solo gli alimenti, vale a dire un contributo economico per il suo sostentamento qualora si trovi in stato di bisogno.

Un’altra ipotesi che si verifica spesso è quando un figlio si dimostra svogliato nella ricerca di un lavoro oppure rifiuta, senza una ragione valida, qualsiasi attività che gli venga offerta. In tal caso, non è dovuto alcun mantenimento, in quanto il mancato raggiungimento dell’indipendenza economica dipende esclusivamente dalla scarsa volontà del ragazzo.

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