Querela per stalking, divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima e ammonimento del questore: tutti gli strumenti per la tutela della vittima.
Non sempre le relazioni sentimentali finiscono bene; a volte, quando l’incompatibilità impedisce di formare un’unione solida, è senz’altro meglio lasciarsi, per il bene di tutti. Il problema è che alcune persone non sono in grado di accettare la separazione e, rivendicando una sorta di possesso malato sul proprio partner, fanno di tutto per cercare di tornare insieme. Se le cose si mantenessero su un sano piano sentimentale, non ci sarebbe niente di male: è normale soffrire per una separazione e cercare di ricucire lo strappo. Le cose precipitano però se questi tentativi di riappacificazione diventano persecuzioni vere e proprie. Se ti stai chiedendo “Il mio ex mi perseguita: cosa fare?”, probabilmente sei nel posto giusto, in quanto con il presente articolo parleremo di tutela delle persone vittime di molestie da parte dei vecchi partner.
È noto praticamente a tutti che il reato di persecuzioni prende un nome tristemente noto alle cronache giudiziarie: quello di stalking. Fortunatamente, la legge italiana prevede diversi rimedi nei confronti dell’ex partner che non si dà per vinto alla fine della relazione e pone in essere una serie di condotte volte a tormentare la vittima. Come scopriremo di qui a breve, la persona vittima di stalking può non soltanto sporgere denuncia ma chiedere perfino l’emissione di una misura cautelare che impedisca allo stalker di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati. Per chi non volesse scegliere direttamente la via della denuncia/querela è prevista poi la possibilità di rivolgersi al questore affinché ammonisca verbalmente il persecutore e lo diffidi dal proseguire con la propria condotta illecita. Insomma, se il tuo ex ti perseguita, hai diversi modi per tutelare le tue ragioni. Prosegui nella lettura se vuoi saperne di più.
La denuncia per stalking nei confronti dell’ex
Se il tuo ex di perseguita chiamandoti notte e giorno, disturbandoti a lavoro e appostandosi nei luoghi più disparati, allora non ci sono dubbi: devi sporgere denuncia per stalking.
Secondo la legge, il reato di stalking scatta ogni volta in cui le molestie o le minacce ripetute nel tempo causino un perdurante stato d’ansia nella vittima, oppure siano causa di timore per la propria o per l’altrui incolumità o, ancora, costringano la vittima a modificare le proprie abitudini di vita.
Secondo i giudici, sono sufficienti anche solo due atti molesti per integrare questa ipotesi delittuosa, purché si susseguano in un breve intervallo di tempo.
Stalking: com’è punito?
Lo stalking è punito con la reclusione da un anno a sei anni e sei mesi. La pena è tuttavia aumentata se lo stalker è persona che è stata sentimentalmente legata alla vittima.
In pratica, gli atti persecutori dell’ex sono una fattispecie aggravata di stalking, punita con pena più severa.
Querela contro l’ex che perseguita: come fare?
Contro l’ex che perseguita bisogna sporgere querela presso le autorità competenti. Il termine è di sei mesi dall’ultimo atto persecutorio.
La querela può essere scritta oppure orale. Nel primo caso, la vittima di stalking si presenta dai carabinieri o alla polizia direttamente con il documento, regolarmente sottoscritto, contenente la narrazione dei fatti che costituiscono reato.
Nell’ipotesi di querela orale, invece, la vittima si presenta alle autorità e racconta quanto è successo. Sarà poi l’ufficiale di polizia giudiziaria a raccogliere le dichiarazioni e a metterle per iscritto, avendo cura di far firmare l’atto finale alla vittima. Una denuncia non sottoscritta ovvero anonima è priva di valore giuridico.
Il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima
All’interno della denuncia per stalking la vittima del reato può chiedere al giudice di emettere la misura del divieto di avvicinamento. Di cosa si tratta?
Il divieto di avvicinamento è una che viene emanata dal giudice allorquando ricorrano determinate condizioni, e cioè:
- si proceda per determinati delitti;
- vi sia un concreto pericolo per l’incolumità della persona offesa.
Dunque, anche se si è solamente durante la fase delle indagini e ancora non si è stabilita la colpevolezza o meno dell’indagato, il giudice può ordinargli di non avvicinarsi alla persona che lo ha denunciato.
Secondo la legge [2], con il provvedimento che dispone il divieto di avvicinamento il giudice prescrive all’indagato/imputato di non avvicinarsi a luoghi determinati abitualmente frequentati dalla persona offesa ovvero di mantenere una determinata distanza da tali luoghi o dalla persona offesa.
Per garantire l’osservanza di tale divieto, il giudice può imporre al destinatario della misura l’obbligo di indossare particolari strumenti elettronici che ne facilitino il controllo negli spostamenti: classico esempio è il braccialetto elettronico.
Qualora sussistano ulteriori esigenze di tutela, il giudice può prescrivere all’imputato di non avvicinarsi a luoghi determinati abitualmente frequentati da prossimi congiunti della persona offesa o da persone con questa conviventi o comunque legate da relazione affettiva, ovvero di mantenere una determinata distanza da tali luoghi o da tali persone.
Il giudice può perfino spingersi a vietare all’imputato di comunicare, attraverso qualsiasi mezzo (telefono, internet, ecc.), con la persona offesa o con i familiari di questa.
Il divieto di avvicinamento può attenuarsi solamente nell’ipotesi in cui il destinatario della misura cautelare debba necessariamente frequentare determinati luoghi per valide ragioni, ad esempio per motivi di lavoro. In tali casi, il giudice prescrive le modalità con cui può avvenire la frequentazione di detti luoghi.
Divieto di avvicinamento dell’ex: come ottenerlo?
Il divieto di avvicinamento è uno strumento fondamentale per la tutela della persona vittima di persecuzioni da parte dell’ex. Il problema, però, è che il divieto di avvicinamento, così come ogni altra misura cautelare, è disposto dal giudice solamente dietro richiesta del pubblico ministero, al ricorrere di tutti i requisiti di legge.
In pratica, la vittima di stalking può soltanto caldeggiare l’adozione di questa misura, ma non può ottenerla sulla base della sua sola volontà. Dovrà essere il giudice a valutare le condizioni per la sua adozione, sempre però previa richiesta del magistrato del pubblico ministero.
Ammonimento del questore: cos’è?
Infine, per la vittima di persecuzioni da parte dell’ex c’è lo strumento dell’ammonimento del questore, alternativo alla denuncia per stalking.
Secondo la legge, fino a quando non è proposta querela per stalking, la persona offesa può esporre i fatti all’autorità di pubblica sicurezza avanzando richiesta al questore di ammonimento nei confronti dell’autore della condotta.
Il questore, assunte se necessario informazioni dagli organi investigativi e sentite le persone informate dei fatti, ove ritenga fondata l’istanza, ammonisce oralmente il soggetto nei cui confronti è stato richiesto il provvedimento, invitandolo a tenere una condotta conforme alla legge e redigendo processo verbale.
Ammonimento questore: come funziona?
Affinché il questore possa emanare il suo avvertimento, è necessario che egli compia un’indagine, seppur sommaria. In altre parole, l’ammonimento deve basarsi sulla ragionevole convinzione che degli atti persecutori siano stati commessi.
Dunque, il questore invierà allo stalker un formale avvertimento solamente se riterrà fondata la segnalazione della persona offesa.
L’ammonimento del questore rappresenta una specie di ultimatum perché, se l’ammonito continuerà con la persecuzione, verrà senz’altro processato, senza nemmeno esserci bisogno di una successiva querela: dice infatti la legge che si procede d’ufficio quando lo stalking è commesso da soggetto già ammonito.
Inoltre, in caso di condanna a seguito di processo, la pena è aumentata nei confronti di colui che aveva subito l’avvertimento del questore.
L’ammonimento del questore potrebbe inoltre comportare altre conseguenze di tipo indiretto: ad esempio, la persona ammonita potrebbe facilmente vedersi sospesa o revocata la licenza di porto d’armi, in quanto la condotta (presunta) dello stalking farebbe venir meno in capo al soggetto ammonito i requisiti della buona condotta e dell’affidamento di non abusare delle armi, per legge imprescindibili ai fini della titolarità di una licenza del genere.