Condividere lo screenshot di una chat è legale?

Si può fare la foto di una conversazione e poi renderla pubblica? Quando scatta il reato di diffamazione?

Recita un antichissimo proverbio: “Le parole volano, gli scritti restano”. Molto più di quanto a volte si vorrebbe, potremmo aggiungere. Eh sì, perché ciò che quotidianamente scriviamo in chat, tramite email oppure sui social può essere potenzialmente conservato in eterno, e in modo anche piuttosto semplice. L’utilizzo disinvolto di smartphone in grado di memorizzare infinite informazioni consente di poter ripescare dal telefono conversazioni avute anche molti anni prima, per poterle magari utilizzare a proprio vantaggio. Non si tratta solamente di un modo per rinfacciare le cose (il classico “te lo avevo detto!”, con tanto di prova dei messaggi sullo schermo del cellulare) ma anche di rovinare la reputazione di una persona. Ecco perché è importante sapere se condividere lo screenshot di una chat è legale.

Praticamente tutti sanno cos’è lo screenshot: si tratta della fotografia dello schermo dello smartphone, scattata dallo stesso dispositivo. Insomma: è come se il cellulare si facesse il selfie da solo. Detto in modo un po’ più preciso, lo screenshot consente di salvare, sotto forma di immagine, ciò che viene visualizzato sullo schermo dell’apparecchio.

Questa procedura permette di immagazzinare facilmente le immagini di una conversazione avvenuta in chat, così che la stessa possa essere utilizzata per essere condivisa con altri, pubblicata sul proprio profilo oppure semplicemente custodita nella memoria interna. Il problema è che lo screenshot potrebbe aver “catturato” dati personali che non possono essere divulgati senza consenso. Peggio ancora è se l’immagine della conversazione consente di diffamare una dei partecipanti alla chat. Approfondiamo la questione.

Si può condividere lo screenshot di una chat?

Si può condividere lo screenshot di una chat, facendola vedere ad altre persone oppure rendendola pubblica, purché la stessa non contenga dati personali, cioè elementi che consentono di risalire al soggetto coinvolto nella conversazione.

Ad esempio, non si possono condividere, nemmeno con una sola persona, i messaggi scambiati con un altro, se questi è identificabile perché negli stessi viene chiamato per nome. Ugualmente, non sarebbe possibile divulgare una chat in cui si legge il numero di cellulare.

È invece possibile condividere lo screenshot di una chat in cui i nomi sono oscurati oppure in cui non sono affatto riportate informazioni personali: si pensi alla divulgazione di una conversazione in cui viene trascritta la ricetta per preparare un dolce.

In linea di massima, non può essere divulgato alcuna informazione che sia idonea a rendere identificabile, direttamente o indirettamente, una persona, oppure che possa fornire informazioni sulle sue caratteristiche, le sue abitudini, il suo stile di vita, le sue relazioni personali, il suo stato di salute, la sua situazione economica, ecc. Tutte queste informazioni sono infatti coperte dalla privacy.

Condividere screenshot chat: quando c’è violazione della privacy?

Come appena detto, c’è violazione del diritto alla riservatezza ogni volta che la chat condivisa con altri contenga dati personali o informazioni riservate riguardanti altri soggetti.

Se ciò accadesse, si incorrerebbe in un illecito, con la conseguenza che il soggetto la cui privacy è stata violata potrà chiedere il risarcimento dei danni e la rimozione dello screenshot incriminato.

Ma c’è di più. Se la divulgazione dei dati personali altrui è avvenuta con lo scopo preciso di trarre un guadagno oppure di arrecare un danno, si commette perfino reato.

È il caso, ad esempio, di chi condivide lo screenshot di una chat con lo scopo di far separare marito e moglie, svelando il tradimento del coniuge.

Condividere screenshot chat: quando c’è diffamazione?

La condivisione dello screenshot di una chat fa scattare il reato di diffamazione quando lo scopo è quello di screditare una persona. La diffamazione, infatti, consiste nell’offesa alla reputazione altrui.

È il caso di chi pubblica, sul proprio profilo social, una chat piena di errori grammaticali con l’intenzione di mettere in ridicolo l’autore. Ancora, commette reato chi condivide con altri una conversazione in cui c’è una foto di una persona colta in una posa ridicola.

Perché si integri la diffamazione occorre però che lo screenshot sia condiviso con almeno altre due persone e che l’immagine sia in grado di offendere la considerazione che gli altri hanno della vittima.

Ciò può accadere anche condividendo una chat che riporta fatti realmente accaduti. Ad esempio, chi pubblica la chat in cui un amico confidava di aver avuto problemi con la droga commette una diffamazione bella e buona, in quanto infanga la reputazione della vittima.

Ovviamente non c’è diffamazione se non è possibile risalire alla persona offesa perché i dati personali sono stati oscurati: in questa ipotesi, se non ci sono elementi che consentono di individuare il soggetto screditato, non scatterà alcun illecito (come peraltro spiegato sopra).

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