Marito separato torna nella casa coniugale: è riconciliazione?

Cosa succede se gli ex coniugi ricominciano a vivere insieme.

Ti sei separata da tuo marito. È stata una decisione molto sofferta, soprattutto perché avete due bambini piccoli. Da quando è andato via, però, non sei più la stessa. Hai perso la voglia di sorridere e ti sei accorta di amarlo ancora. Un giorno, andate a cena insieme per parlare di una questione che riguarda i vostri figli. Da quel momento, resta a dormire da te tutte le notti. Ti senti confusa e non sai che fare.

In questo articolo faremo il punto della situazione sul marito separato che torna nella casa coniugale: è riconciliazione? Cosa dice la legge? Devi sapere che uno dei primi effetti della separazione è la possibilità per i coniugi di non vivere più insieme e di avere anche delle relazioni sentimentali con altre persone. Pertanto, un’eventuale ripresa della convivenza rappresenta, in determinati casi, una ricostituzione della comunione di vita familiare. Tale situazione, ovviamente, comporta delle conseguenze. Ma procediamo con ordine e cerchiamo di approfondire meglio la questione anche alla luce dei recenti interventi giurisprudenziali.

Quando si parla di separazione?

Se marito e moglie non hanno più voglia di stare insieme, l’unica strada praticabile è quella della separazione. Si tratta di un primo step che potrebbe portare alla rottura definitiva del rapporto coniugale (con il successivo divorzio) oppure ad una riconciliazione.

La separazione, quindi, non è altro che una soluzione temporanea che consente ai coniugi di vivere in appartamenti diversi ed avere relazioni sentimentali con altri partner, pur essendo ancora sposati. Va precisato, tuttavia, che in questa fase transitoria sussistono ancora i doveri di assistenza materiale e di collaborazione nell’interesse della famiglia.

Come separarsi?

Le modalità della separazione dipendono unicamente dai coniugi, i quali sono liberi di accordarsi oppure no. Nel primo caso, la coppia può depositare un ricorso congiunto in tribunale, risolvere la situazione tramite la negoziazione assistita oppure (in assenza di figli minori o portatori di handicap grave) recarsi in Comune e rendere una dichiarazione dinanzi al sindaco, quale ufficiale di Stato civile. In tutte queste ipotesi, si parla di separazione consensuale, il cui unico presupposto è l’accordo delle parti sugli aspetti personali e patrimoniali del rapporto coniugale.

Nella separazione giudiziale, invece, manca qualsiasi intesa, pertanto marito e moglie non potranno fare altro che rivolgersi al giudice affinché sia lui a decidere ogni questione (dall’affidamento dei figli all’assegnazione della casa). Naturalmente, si tratta di un percorso molto più lungo e costoso durante il quale, comunque, le parti rimangono libere di accordarsi.

Marito separato torna nella casa coniugale: è riconciliazione?

La fase della separazione potrebbe anche non sfociare nel divorzio. Ciò accade quando i coniugi si riconciliano. Ti faccio subito un esempio pratico.

Tizia e Caio sono sposati, ma da circa tre anni non fanno altro che litigare. Decidono, perciò, di separarsi di comune accordo. Dopo circa un mese, Caio si accorge di essere ancora innamorato e torna a vivere con Tizia salvando così il loro matrimonio.

Come puoi notare nell’esempio che ti ho riportato, la riconciliazione si verifica allorquando due coniugi scelgono di tornare ad essere una coppia a tutti gli effetti e di ricomporre la loro comunione di vita materiale e spirituale. Tale situazione comporta inevitabilmente delle conseguenze dal punto di vista processuale, in particolare:

  • l’abbandono della domanda di separazione (se già avviata) con conseguente menzione nel verbale di udienza;
  • la cessazione degli effetti della sentenza di separazione giudiziale o dell’omologa di quella consensuale (se già pronunciata).

Ti faccio un altro esempio.

Caio si è separato da Tizia da qualche mese. L’uomo, però, non ha i soldi necessari per prendere un appartamento in affitto e non sa dove altro andare. Nell’attesa, la donna lo accoglie in casa nella speranza che il marito trovi presto una sistemazione.

Come puoi notare, in quest’altro esempio, si tratta di una convivenza forzata: Tizia ospita il marito nell’attesa che lo stesso trovi un appartamento in cui trasferirsi. In questa ipotesi, tuttavia, non può parlarsi di riconciliazione in quanto non c’è stato un ripristino della comunione di vita, ma si tratta solamente di una situazione temporanea.

In sintesi, si parla di riconciliazione solo se il marito separato torna a vivere nella casa coniugale per ricominciare una vita coniugale (frequentare di nuovo amici e parenti, avere rapporti sessuali regolari, andare in vacanza insieme, ecc.). Di conseguenza, come sottolineato di recente dalla Cassazione, tale condizione comporta anche l’improcedibilità della domanda di divorzio venendo meno il presupposto dell’ininterrotta separazione (che per legge dovrebbe durare sei mesi se consensuale e dodici mesi se giudiziale).

Quali effetti produce la riconciliazione?

Con la riconciliazione, i coniugi sono tenuti al rispetto dei diritti e doveri legati al matrimonio (fedeltà, convivenza, collaborazione, ecc.). Inoltre, come ti ho già anticipato, si producono i seguenti effetti:

  • cessazione dell’obbligo di corrispondere l’assegno di mantenimento (se previsto);
  • abbandono della domanda di separazione se è ancora in corso il giudizio;
  • impossibilità di chiedere il divorzio;
  • ripristino della presunzione di paternità e della comunione legaletra coniugi (se scelta come regime patrimoniale della famiglia).

Infine, va precisato che, anche dopo una riconciliazione, i coniugi possono sempre ritornare sui propri passi e chiedere nuovamente la separazione.

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