Responsabilità degli eredi: quali debiti non passano in eredità e come evitare di pagare i debiti del defunto.
Un nostro lettore ci chiede: chi accetta l’eredità accetta anche i debiti? La risposta può condensarsi in un’unica banale sillaba: sì. Ma attenzione: la responsabilità patrimoniale degli eredi deve fare i conti, da un lato, con alcuni invalicabili limiti e, dall’altro, con delle eccezioni. Sarà quindi bene approfondire l’argomento.
I familiari devono pagare i debiti del defunto?
Nel momento in cui decede una persona, i suoi familiari non sono ancora tenuti a pagare i debiti di questi, non almeno prima che manifestino la volontà di accettare l’eredità. Solo l’accettazione dell’eredità determina la qualifica di erede e, quindi, di soggetto responsabile a far fronte alle obbligazioni lasciate dal defunto. Prima di tale momento si è semplici «chiamati all’eredità» e, in tale veste, non si è tenuti ad alcun obbligo o responsabilità patrimoniale.
Detto in parole ancora più semplici, solo chi accetta l’eredità accetta anche i debiti, non anche chi vi ha rinunciato o chi ancora non ha deciso se accettare o meno.
Quindi, tanto per fare un esempio, il figlio di un soggetto deceduto non deve far fronte alle richieste di pagamento che provengono dai creditori del genitore se prima non accetta l’eredità. Potrà quindi ignorare ogni relativa richiesta o diffida. Nell’ipotesi in cui dovesse invece ricevere un atto giudiziario, potrà difendersi sostenendo di non essere erede e, quindi, di non essere tenuto a pagare.
Quanto tempo per accettare l’eredità?
Per eseguire l’accettazione dell’eredità c’è molto tempo: ci sono 10 anni che iniziano a decorrere dall’apertura della successione (ossia dalla morte del debitore).
Chi però si trovava in possesso dei beni del defunto (si pensi al figlio convivente) deve rispettare termini più brevi: entro 3 mesi deve fare l’inventario dei beni in proprio possesso e, nei successivi 40 giorni, deve manifestare la volontà di accettazione o di rinuncia.
L’accettazione si fa innanzi al notaio o al cancelliere del tribunale.
L’accettazione dell’eredità può avvenire però anche in forma tacita, con un comportamento che manifesti l’intenzione di accettare, come succede nel caso di chi disponga dei beni del defunto, li utilizzi o li venda. Si pensi a chi, ricevendo una cartella esattoriale, la contesta nel merito, a chi fa un prelievo dal conto corrente del defunto, a chi utilizza l’automobile o la vende, ecc.
Una volta accettata l’eredità non vi si può più rinunciare.
Sempre entro 10 anni si può rinunciare all’eredità o accettarla con beneficio di inventario. Nel primo caso, si perde la qualifica di erede e non si risponde anche dei debiti. La rinuncia all’eredità – a differenza dell’accettazione – può essere sempre revocata, procedendo così all’accettazione, ma a due condizioni:
- che non siano decorsi 10 anni dal decesso;
- che tutti gli altri eredi non abbiano già accettato l’eredità, venendo così già assegnato tutto il patrimonio del defunto.
Invece, con l’accettazione dell’eredità con beneficio di inventario si diventa eredi e si risponde anche dei debiti del defunto, ma la responsabilità è limitata ai soli beni ricevuti in successione. In buona sostanza, i creditori non potranno aggredire i beni personali dell’erede, quelli di cui questi era proprietario prima dell’accettazione dell’eredità.
Chi accetta l’eredità deve pagare tutti i debiti del defunto?
Abbiamo esordito anticipando che il principio secondo cui chi accetta l’eredità accetta anche i debiti del defunto è soggetto a limiti ed eccezioni. Iniziamo dai primi.
Ciascun erede non risponde dell’intero debito del defunto ma solo della parte pari alla sua quota di eredità. Non esiste quindi, in materia successoria, ciò che tecnicamente viene chiamata «solidarietà passiva». In buona sostanza, il creditore potrà chiedere a ciascun erede non più di una percentuale del debito proporzionale alla quota da questi ricevuta in eredità. Ad esempio, un soggetto che avanzi 1.000 euro dal defunto può pretendere, da un erede al 33%, solo 333 euro e non di più.
Questo significa che se uno degli eredi non paga la propria parte, gli altri non sono responsabili. Ciò vale anche per i debiti con il Fisco o per le cartelle esattoriali.
Solo per l’imposta sulle successioni vale la regola opposta, della «solidarietà passiva», sicché il Fisco può pretendere l’importo integrale da ciascun erede se gli altri non pagano.
Veniamo ora alle eccezioni. Non tutti i debiti cadono in successione. In particolare, gli eredi non devono mai pagare i seguenti debiti (che si estinguono quindi con la morte del debitore):
- sanzioni amministrative;
- sanzioni penali;
- sanzioni tributarie (l’imposta però va versata);
- multe stradali;
- debiti di gioco e scommesse;
- alimenti;
- mantenimento ai figli e all’ex coniuge;
- contratti personali.
Come non pagare i debiti del defunto
Da quanto appena detto si comprende che il modo migliore per non pagare i debiti del defunto è rinunciare all’eredità. La rinuncia non fa venir meno il diritto alla pensione di reversibilità.
Con l’accettazione eredità con beneficio di inventario, seppur si risponde dei debiti del defunto, si ha una responsabilità limitata ai soli beni ricevuti in successione.
In ultimo, c’è chi rinuncia all’eredità, salvo poi revocare la rinuncia e accettare l’eredità una volta che i creditori si siano “dimenticati” di riscuotere i propri diritti o i relativi crediti siano caduti in prescrizione.