Addebito di separazione per suocera invadente

Fino a che punto la madre di uno dei coniugi può essere ritenuta responsabile della fine di un matrimonio a causa della sua ingerenza?

La frase è di papa Francesco: «Non esistono mogli o mariti perfetti. Figuriamoci le suocere». Si può mai contraddire il Papa? Battute a parte, se ci sono delle cose da aggiustare all’interno di un rapporto di coppia, la cosa più logica è che siano i coniugi a sistemarle tra di loro nel modo che ritengono più opportuno. Se cominciano le interferenze esterne, specialmente quelle che pendono per principio da una parte sola, la situazione, anziché risolversi, si complica. E da dove arriva nella maggior parte dei casi la cosiddetta «interferenza»? Esatto, dalla suocera. Dalla mamma di lui come dalla mamma di lei. Finisce che la coppia scoppia e che il genero o la nuora, cioè la «parte lesa» finirà davanti al giudice a chiedere l’addebito di separazione per suocera invadente. Quale risposta otterrà?

Si sentirà dire che può contare sulla massima comprensione di tutto il tribunale ma che, da sola, l’invadenza della suocera non basta per stabilire a chi addebitare la fine del matrimonio. Almeno così ha sentenziato di recente la Corte d’appello di Roma. Bisogna dimostrare non solo che la «mamma acquisita» era sempre e comunque presente nella vita dei coniugi per intervenire sul ménage familiare ma anche che il figlio o la figlia (a seconda della parte da cui arriva la suocera) non ha mai fatto alcunché per allontanarla, anzi: non faceva che darle ragione, a discapito del coniuge. Insomma, l’addebito di separazione per suocera invadente non è così semplice da ottenere. Vediamo perché.

Suocera invadente: quando scatta l’addebito?

La domenica sempre a pranzo dalla suocera. Il lunedì «passerà mamma che mi aiuta a sistemare la casa». Martedì «viene mamma a stare con i bambini, ci pensa lei a loro». Mercoledì «passo a prendere mamma dopo il lavoro, che ha visto dei pantaloni per te perché dice che quelli ti stanno malissimo». Giovedì «passiamo da mamma a mezzogiorno e mangiamo con lei, così ci dice come possiamo arredare la cameretta nuova». Venerdì «portiamo fuori mamma a cena ma non in quel ristorante che piace a te, lei dice che si mangia male. Meglio andare nel suo». Sabato «ricordati di portare mamma al supermercato con te, così ti dice quello che ti conviene comprare». E arriva la domenica, giorno in cui si va a pranzo dalla suocera. E la storia ricomincia. Un altro giro, un’altra settimana. Uguale a quella precedente.

Una situazione del genere può superare la soglia della tollerabilità e finire nell’addebito di separazione per suocera invadente? Il concetto di invadenza, a dire il vero, potrebbe iniziare ancor prima del matrimonio, quando è la mamma di uno dei due (o entrambe, che è ancora peggio) a tentare di dettare legge sui preparativi del matrimonio o sul modo in cui va arredata la casa. A tal proposito, il Tribunale di Roma ha già detto che la suocera non deve essere ritenuta responsabile della rottura di un fidanzamento, poiché una promessa di matrimonio non costituisce fonte di risarcimento del danno in caso di rottura – anche ingiustificata – della stessa.

Se, invece, la coppia è già sposata, le eventuali responsabilità della suocera per la fine di un matrimonio vanno dimostrate per bene. Da una parte, e secondo la giurisprudenza, è legittimo che il marito chieda l’addebito della separazione alla moglie per l’attaccamento morboso di quest’ultima nei confronti della madre (ma anche lei a lui se fosse al contrario). Soprattutto se la moglie non solo permette la presenza continua e invadente della madre nel rapporto di coppia ma la sostiene in tutto e per tutto e dà sempre torto al marito. Una situazione che a lungo andare, secondo la Cassazione, può giustificare l’allontanamento di lui

Suocera invadente: quando non scatta l’addebito?

Tuttavia, non sempre si può chiedere l’addebito della separazione perché la suocera è invadente. Secondo una recente sentenza della Corte d’appello di Roma, la sola costante presenza della madre dell’altro coniuge nella vita di coppia non giustifica tale richiesta. Occorre, infatti, dimostrare l’ingerenza della suocera assecondata dal figlio o dalla figlia.

Nel caso esaminato dai giudici capitolini, un marito pretendeva l’addebito alla moglie e la riduzione del contributo di mantenimento posto a suo carico perché lei gli imponeva costantemente di frequentare sua madre: pranzi e cene sempre da lei, opinioni non richieste su questioni legate al rapporto coniugale e genitoriale, la moglie che assecondava la madre e che dava puntualmente torto al marito senza mai prendere le sue difese.

Tutto ciò, però, va dimostrato, secondo la sentenza della Corte romana. Anzi: mangiare spesso dalla suocera può essere anche letto come un aiuto della donna nei confronti della figlia e del genero e non necessariamente come un fattore negativo. E ciò non basta a provare – si legge ancora – che ci sia una pretesa ingerenza della suocera nella vita coniugale della coppia. In estrema sintesi: può darsi che, come sostiene Papa Bergoglio, nemmeno una suocera sia perfetta. Ma che sia invadente a tal punto di far saltare un matrimonio con tanto di addebito, bisogna dimostrarlo.

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